La fauna

Abitate da una infinita varietà di organismi viventi le acque del lago rappresentano un ambiente ricco e autosufficiente dove le più piccole unità, quali i crostacei e altri minimi organismi, formano la base di una catena alimentare che permette la vita e sopravvivenza alle specie più grandi, a loro volta poi nutrimento di altra specie e categorie.

Gran parte della fama e della notorietà, che accompagna il lago di Massaciuccoli, è però dovuta alla sua fauna ornitologica: la grande varietà di specie di uccelli stanziali e migratori qui attirati dal clima, dal suo particolarissimo ambiente, e dalla posizione del lago, posto nel cuore di invisibili e misteriose rotte migratorie. Così, nonostante lo svolgersi di molteplici attività umane e la presenza intorno di ampi insediamenti urbani il mondo animale ancora qui si presenta in un variopinto e affascinante spettacolo.

Gli uccelli

Le zone umide con i loro diversi e particolari habitat sono il palcoscenico ideale per osservare uno dei più straordinari eventi del mondo animale: la migrazio­ne degli uccelli. Qui il trascorrere delle stagioni, il loro alternarsi, è sottolineato e accompagnato dal volo di stormi di uccelli migra­tori e dai loro richiami: l'improvvisa apparizione a cui segue poi l'altrettanto misterioso e improvviso abbandono della scena.

Sono circa duecento le varietà segnalate, a cui si aggiungono gli occasionali avvistamenti di altre specie, tra le quali ci si trova quasi imbarazzati a elencarne alcuni nomi, o effettuare all'interno di questa lista una qualche selezione, tanto questo numero è vasto; come pure a operare una qualche scelta preferenziale in un mondo così fantastico e vario.

L'uccello che storicamente più è stato associato al lago è certo la folaga (Fulica atra), ben adattata a questo ambiente fatto di terreni umidi, lenti canali,  stagni ricchi di piante acquatiche e circondati da una ragnatela di canne palustri. La sua presenza, un tempo assai diffusa tra queste acque, è oggi assai più limitata.
In un recente passato la sua caccia ha avuto più volte gli onori delle cronache ed è stata anche oggetto di particolareggiati dipinti. Abbondante poi la sua documentazione attraverso foto d'epoca, anche se le carni della folaga non sono così pregiate da giustificarne un abbattimento tanto sconsiderato.

Si trattava della "tela", pratica di caccia ampiamente trattata nella storiografia del lago, che si svolgeva in autunno quando partendo da opposte rive una barriera di barchini stringeva  le folaghe radunandole presso un punto al centro del lago dove circondate e impossibilitate a procedere nel nuoto prendevano il volo subito decimate dagli spari dei fucili. Se mai un monumento, una lapide, dovesse alzarsi tra queste sponde a celebrazione di quegli animali, che ieri cacciati e oggi oggetti turistici, alimentano una cospicua parte della vita intorno al lago, penso che questa non potrebbe che rappresentare questo vivace pennuto, famoso per le sue prolungate immersioni sott'acqua e per il suo modo, sembra farlo quasi a malincuore, di prendere il volo.

Tra le colonie qui stabilite si distingue poi, per i numerosi esemplari, quella della gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), che sembra imparentata alla famiglia dei Galliformi. Si distingue tra gli animali stanziali per lo scudo frontale e la parte superiore del becco, per il resto giallo, entrambi rossi, e per il tipico richiamo emesso quando si sentono minacciate di pericolo. La gallinella si nutre di crostacei, insetti acquatici, piccoli pesci, molluschi, germogli di piante acquatiche. Nasconde il nido nel cuore della vegetazione preferibilmente presso la riva dove le femmine posano da cinque a dieci uova marroncine, pigmentate da chiazze più scure, che covano per oltre venti giorni. Le gallinelle sono abili nuotatrici: procedono nell'acqua a scatti, con rapidità. Al contrario sulla terraferma si muovono lentamente, quasi sembrano impacciate. Anche nel prendere il volo, e poi in questo stesso, sembrano procedere macchinosamente.

Anche il germano reale (Anas platyrhinchos) appartiene a una comunità diffusa e ben adattata a quasi tutti gli ambienti del lago. In Italia è la più diffusa tra le specie di anatre selvagge e più numerosa in popolazione (9 milioni di individui stimati in Europa dell'Ovest). ll corpo è robusto, il collo corto, il becco largo e piatto. Il maschio ha colori appariscenti, il capo verde scuro, un sottile collarino bianco e becco giallo; la femmina invece colori assai meno vistosi che servono per mimetizzarla fra la vegetazione durante il periodo di cova. Anche l'alzavola (Anas crecca) e la marzaiola (Anas querquedula) sono presenti, sebbene non più in grande numero come in passato.
 

Tra le specie più comuni troviamo poi la piccola garzetta (Egretta egretta) facile a vedersi tra i fossati e i campi coltivati, specialmente durante il periodo dello svernamento, o l'airone cenerino (Ardea cinerea), l'esemplare più bello tra quelli che frequentano le acque e le paludi del lago. Non tanto per le dimensioni – può raggiungere anche i cento centimetri di altezza – quanto per le proporzioni, e il rapporto tra queste nella forma del corpo, che unite alla delicatissima colorazione del suo piumaggio, e al colore giallo-avorio del becco, ne fanno, quando immobile con il collo allungato verso l'alto, quasi una scultura vivente. La memoria di una statua africana, ricca di eco ancestrali e primitive, come certe figure dello scultore svizzero Giacometti.

Lo si osserva soprattutto in primavera anche in numerosi individui. Meno frequente come svernante, dove raggiunge comunque le cento unità. Non nidifica nel nostro territorio a causa della mancanza di alberi adatti alla costruzione del nido. Se ne sta immobile nell'acqua bassa nella paziente attesa della preda, di solito costituita da rane e pesci, che afferra con un rapido colpo del lungo e robusto becco. 


Trai migratori un esemplare tra i più caratteristici è il cormorano (Phalacrocorax carbo). Si può vedere durante tutto l’inverno in branchi appollaiati sopra i rami degli alberi che s'alzano dagli isolotti e dalle rive del padule. Si nutre di grosse quantità di pesci che abilmente cattura nel lago, ma anche nei canali intorno. Anche le rondini (Hirundo rustica), popolano queste zone. Navigando per le acque del lago si vedono spesso posate sui tiranti delle baracche o stese su quelli delle reti da pesca nel loro meticoloso e orizzontale ordine: magiche palline di un celeste pallottoliere. Durante il passo autunnale qui convergono a migliaia, quasi a ritemprarsi prima del grande volo verso le coste africane.

Un po’ ovunque appare poi il coloratissimo martin pescatore, (Alcedo atthis) lungo circa 17 centimetri, dal lungo becco, grosso alla base, ali e coda brevi. È capace di un volo rapido che gli permette di mantenersi in linea retta e parallela a quella del livello delle acque.

Numerosi sono poi i gabbianelli, più piccoli dei gabbiani comuni.

 

Ma se queste che ho appena citato possono essere in qualche modo considerate popolazione generica, qualcosa di simile alla folla anonima delle grandi città, nel capitolo dei "personaggi", a cui sono state dedicate pagine e pagine di studi e saggi, troveremo specie più rare, più esigue nel numero degli esemplari presenti, difficili ed esigenti nello scegliere la propria dimora.
Tra questi il tarabuso (Botaurus stellaris), riconoscibile anche per il particolare richiamo: una specie di suono basso e cupo simile a quello ottenuto soffiando in una bottiglia, che è possibile udire tra canneti e falaschi dal mese di marzo a quello di luglio. Specie estremamente rara, non solo in Italia ma in tutta l'Europa occidentale: «ricomparso a Massaciuccoli come nidificante nel corso degli anni '80 e da allora la popolazione è andata aumentando», come è scritto in un cartello posto dall'Ente Parco all'incrocio di alcune strade della bonifica, al confine tra il comune di Massarosa e quello di Vecchiano, a dimostrazione della fama e celebrità che l'accompagna, e a dispetto del suo carattere timido e schivo.

 

Nel proseguo della scheda dedicata a questo volatile leggiamo che attualmente la colonia di Massaciuccoli è la più importante d'Italia e da sola rappresenta circa il 30% di quella presente sul territorio nazionale. Tra gli aironi in aumento anche la presenza dell'airone rosso (Ardea purpurea), la cui colonia sul Massaciuccoli ha avuto un rapido incremento nell’ultimo decennio, dopo che si era quasi esaurita negli anni ottanta. Attualmente le stime indicano la presenza di oltre 100 coppie nidificanti, per lo più disposte nella sponda nord-orientale del lago, non lontano dal Burlamacca. Legato a particolari situazioni ambientali quali la disponibilità di ampie zone di vegetazione palustre, il suo corpo voluminoso può arrivare in alcuni esemplari fino a una apertura alare di m. 1,60.


Anche il cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus) è tornato a nidificare all'interno delle paludi, pure se in maniera non continua tanto che la sua presenza è spesso annunciata come incerta. Gli adulti sono alti dai 33 ai 36 centimetri. Quando presente in queste zone le abita da primavera a fine agosto quando lo si può trovare nelle aree ricche di acquitrini e nei luoghi più umidi, dove l'acqua è ricca di erbe. Si nutre d'insetti e delle loro larve, di molluschi e di altri piccoli animali che cattura con il sottile e lungo becco nero.

Il suo corpo  principalmente bianco con ciuffo e schiena scuri è caratterizzato dalle lunghe zampe rosa-acceso che gli permettono di frequentare acque relativamente profonde, conferendogli un'andatura che può apparire elegante e, ugualmente, quasi barcollante. Si alza in volo battendo rapido le ali, ma a una certa altezza comincia a volare più lentamente con le lunghe zampe distese all'indietro, per poi planare in maestosi cerchi.


Un altro rappresentate spesso oggetto di cronache e studio, un autentico divo anche per l'esiguità degli esemplari presenti e la potenza del volo, è il falco pescatore (Pandion halieetus) che generalmente si esibisce in primavera e autunno, nei dintorni dei chiari in rapide picchiate alla ricerca di pesci, suo abituale pasto. È famosa la maestria, la paziente abilità, con cui cattura i pesci d'acqua dolce, come nel nostro caso, ma anche quelli di acque marine quando si sposta sulla costa. A volte, sfruttando le correnti del vento, riesce a rimanere quasi immobile, sospeso nel cielo.

Consistente la colonia del falco di palude (Circus æruginosus) stimata in alcune decine di esemplari corrispondenti a oltre il 50% della popolazione regionale. È presente tutto l'anno e si ciba di uccelli che trova tra i canneti, come folaghe o gallinelle d'acqua, e talvolta anche piccole anatre. Oppure piccoli mammiferi come i roditori.  


Anche il tarabusino (Ixobrychus minutus), elusivo abitante dei canneti, appartiene a questa categoria dei famosi; se non altro per essere il simbolo dell'Oasi Lipu di Massaciuccoli, oltre che il più piccolo degli Aironi. È spesso visibile in una tipica posizione: immobile, a collo disteso verso l'alto, per meglio mimetizzarsi all'interno della vegetazione.

Ma per chiudere questa breve e incompleta carrellata su questi particolari abitanti del lago di Massaciuccoli ci trasferiremo dalle sue acque alle campagne intorno, dove troveremo un altro famoso personaggio del lago: l'airone guardabuoi (Bubulcus ibis). 
Apparso in queste zone alla fine degli anni ottanta, e ora qui diffuso come in tante altre parti del mondo, si alimenta nelle vicinanze delle mandrie di bovini – ma anche di altri animali quali pecore o, nella sua terra di origine, ippopotami – che pascolando fanno muovere dal terreno cavallette, coleotteri, insetti e altre prede di cui si nutre. Tra queste molti invertebrati che sono pericolosi parassiti, come zecche e mosche, per cui è frequente vederli appollaiati sopra i bovini al pascolo.

Sul lago arrivano in ottobre e qui rimangono fino ai primi caldi di maggio. Al mattino in stormi numerosi abbandonano gli alberi su cui sono soliti trascorrere la notte per trasferirsi sui campi intorno. Hanno imparato che oltre nei paraggi del bestiame brado, piuttosto raro, possono trovare cibo anche seguendo i più regolari trattori quando, arando i campi, smuovono gli insetti.

Così possiamo osservarli dietro le possenti macchine: piccole figure bianche a rovistare nella terra, a dimostrarci quanto la natura sia pronta ad afferrarsi ai percorsi della vita, anche alla scia delle ruote di un trattore.

 

I pesci

Pur non raggiungendo la complessa e ricca varietà delle specie ornitiche anche la fauna ittica segue a suo modo una certa differenziazione all'interno delle stesso ambito lacustre. Qui convergono infatti, anche se non in quantità uguali, acque provenienti dai torrenti e canali circostanti, nonché da sorgenti sotterranee alle quali, in particolari periodi di siccità, si aggiungono acque marine richiamate dal diminuito livello delle acque dolci. Ne consegue la presenza di specie diverse: da quelle strettamente dipendenti dall'acqua dolce, ad altre abituate alla sopravvivenza in acque miste, fino ad alcune specie marine presenti nel tratto del canale Burlamacca confinante con il mare aperto.

Appartengono al primo gruppo la carpa (Cyprinus carpio), specie originaria della Persia e introdotta in Europa molti secoli fa come oggetto di alimentazione, nonostante le sue carni non siano qualitativamente saporite. È caratteristica e rinomata la sua straordinaria capacità d'adattamento agli ambienti acquatici. L'anguilla (Anguilla anguilla), dal caratteristico corpo allungato, che quasi la rende simile a un serpente; la pinna dorsale, di modesta altezza, è allungata fino a unirsi alle pinne.

La tinca (Tinca tinca) che per tanto tempo ha rappresentato una delle prede più ambite dai pescatori. Predilige fondi melmosi o ricoperti di vegetazione. Sopravvive anche in ambienti poveri di ossigeno. In inverno non si nutre, muovendosi lo stretto indispensabile, in acque fangose. Negli ultimi anni si è notata una riduzione di questa specie a seguito della diffusione di specie infestanti quali il pesce gatto ed il carassio (Carassius carassius) che in molti corsi d'acqua ha mostrato una spiccata competizione alimentare nei confronti delle altre specie di ciprinidi, soprattutto della carpa e della tinca, arrivando anche a causarne un'estinzione locale.


Il luccio (Esox lucius) che ha rappresentato il nucleo più consistente, e remunerativo, per le attività di pesca presenti sul lago. Le prede storiche direi, capaci di alimentare rudimentali economie e commerci che rappresentavano in tempi passati comunque un affidabile sostegno economico. A questi primi abitanti si sono nel tempo aggiunte altre specie, quali la scardola (Scardinius erythrophthalmus) e il latterino (Atherina boyeri), il famosissimo “crognolo”, principe di tante improvvisate tavolate all'interno delle bilance poste lungo i canali. È capace di vivere sia in mare che in acque salmastre costiere, e anche in quelle dolci dove ama riprodursi.


Recentemente si è notata una certa diminuzione nella quantità di individui di alcune specie, quali quella della tinca e quella del luccio. Quest'ultimi in particolare sono stati oggetto di studio per cercare di comprendere e limitare il fenomeno di decremento, attribuito al progressivo inquinamento e deterioramento ambientale, se non alla progressiva espansione di specie esotiche, precedentemente qui introdotte, quali il pesce gatto (Ictalurus melas), - pesce di straordinaria resistenza, capace di sopravvivere in ambienti fortemente inquinati, poco ossigenati e persino per qualche ora fuori dall'acqua - il persico trota (Micropterus salmoides) e il persico sole (Lepomis gibbosus), cioè il diffusissimo “gobbo”, la preda principe, insieme alla scardola, di tanti pescatori dilettanti che sulle rive del lago provano i primi lanci in acqua.


È stata pure valutata la possibilità di avviare una forma di riproduzione artificiale di questo solitario predatore, apice e termometro dell'ecosistema lacustre, che si ciba di pesci e di insetti che vengono a posarsi sulla superficie dell'acqua. Giunge anche al cannibalismo, anche se le ragioni di questo comportamento non sono state ancora univocamente definite.

Alle specie di acqua dolce si aggiungono quelle provenienti dal mare, che raggiungono i perimetri del lago risalendo i canali: tra queste il cefalo (Mugil cephalus) e altri esemplari della famiglia dei Muggini. Per la delizia dei pescatori troviamo anche il branzino o spigola (Dicentrarchus labrax), che qui prende il nome di "ragno". Presente, anche se in esemplari medio-piccoli, nelle acque intorno il canale Burlamacca quando questo diventa portatore di correnti marine, evento comune nel periodo estivo, per migrare in cerca di cibo anche in queste zone.


Infine, a conclusione di questa breve escursione per le acque del lago, una nota, se non altro al merito, per la gambusia (Gambusia holbrooki) il comune "buzzacchiotto". Pesce d’acqua dolce originario dell’America tropicale che si nutre di larve di zanzare. A questo motivo, come elemento di lotta biologica alla malaria, è stato introdotto in molte parti del mondo, tra le quali l'ambiente lacustre di Massaciuccoli, al quale peraltro si è ben adattato.

 

Anfibi rettili mammiferi & altri

Anche la classe degli Anfibi è particolarmente abbondante, favorita dal clima e dalla zona umida. Numerosissime le rane verdi (Rana “esculenta” complex Rana lessonae), rana acquatica di circa 12 cm di lunghezza, dal muso appuntito e dalle dita palmate. Il dorso è di colore verde acceso, a volte bruno, olivastro, talvolta cosparso di macchie nere. Si iberna nella melma dello stagno in cui vive. 
Le raganelle (Hyla intermedia) di aspetto simile alle rane ma dotate di ventose sulle dita delle zampe. Questo permette all'animale di arrampicarsi su piante e saltare tra foglie e cespugli. Ma anche il rospo comune (Bufo bufo spinosus) che ha abitudini notturne e torna all'acqua delle rive solo nel periodo dell’accoppiamento, tra febbraio e marzo, per deporre le uova.

La sua colorazione è marrone, che può tendere al rossiccio, il ventre tende ad essere biancastro. La pelle è cosparsa di verruche che secernono una sostanza velenosa, che comporta stati di allucinazione se non di trance. È l'anfibio più grande d'Europa potendo raggiungere i 20 centimetri. È molto comune: si trova in tutta Europa e nel Nord-Ovest africano. Più defilata la presenza di un'altra specie, quella del tritone crestato (Triturus carnifex) che raggiunge una certa dimensione. La coda presenta una caratteristica cresta, disposta nella parte superiore e inferiore, dal bordo liscio o irregolarmente dentellato.


Tra i Rettili da segnalare la testuggine palustre (Emys orbicularis), silenziosa predatrice di pesci, chiocciole e insetti, oggetto di particolari attenzioni da parte di naturalisti ed enti protezionistici, visto i pochi esemplari rimasti e confinati in particolari aree, tanto da essere inserita nella lista rossa nazionale delle specie in pericolo. Come in altre regioni anche nel comprensorio del lago la sua presenza si sta facendo sempre più rara.

Più consistente invece quella della biscia d'acqua (Natrix tassellata), della biscia dal collare (Natrix natrix) così chiamata per il collare giallo su veste grigia, che arriva a raggiungere anche un metro e mezzo di lunghezza, e del biacco (Coluber viridiflavus). Si cibano di anfibi, in particolar modo rane comuni, anche se occasionalmente di pesci e piccoli mammiferi. Le bisce dal collare sono abili nuotatrici e di solito si trovano vicino agli specchi d'acqua dolce. Tra gli altri Rettili, anche se non particolarmente dipendenti dagli ambienti palustri, ricordiamo il ramarro (Lacerta viridis), nel suo vestito da festa verde brillante, e la lucertola muraiola (Podarcis muralis) nonché quella campestre (Podarcis sicula).


Tra i Mammiferi quello più rappresentativo della zona palustre è certo l'arvicola acquatica (Arvicola terrestris amphibius). Abitante, in colonie che possono anche essere numerose, di fosse, di canali e di altre zone umide. È una buona nuotatrice in grado anche di immergersi sott'acqua dove si nutre di vegetazione acquatica oltre a diversi invertebrati. Nelle zone più asciutte troviamo invece i ratti (Rattus rattus) simili ai topi ma di dimensioni maggiori e capaci, a differenza di altri mammiferi, di adattarsi a qualsiasi condizione di vita e di nutrirsi di sostanze di diverso tipo e specie. La volpe (Vulpes vulpes), capace di adattarsi alle zone liimitrofe del lago. Ha abitudini notturne e non è raro incontrarla in queste ore, con la sua andatura saltellante, il muso affilato, gli occhi tristi e intelligenti: un misto tra un procedere al trotto o al galoppo. Vive generalmente solitaria, non socievole ma curiosa, fino a rasentare la temerarietà.

Poi la coraggiosa donnola (Mustela nivalis), compagna notturna, con il suo corpo flessuoso e agile nel camminare quanto nel nuotare; la puzzola (Mustela putorius), dalla snella corporatura che contrasta con la forma della testa e del collo molto tozzi; le zampe corte e la coda lunga poco meno della metà del suo corpo. Il manto è marrone con la punta del muso e i lobi delle orecchie bianchi. Infine il moscardino (Moscardinus avellanarius). Vive prevalentemente in piccoli gruppi sugli alberi o tra i cespugli dove costruisce confortevoli nidi dalla cesellata forma rotonda. Si nutre nelle ore notturne e si ciba di frutta, in particolar modo di noccioline, bacche e ghiande, ma può mangiare anche dei piccoli insetti. 


Sempre tra i Mammiferi, più precisamente tra i Roditori, è presente una numerosa colonia di nutrie (Myocastor coypus), specie esotica importata in Italia negli anni venti e destinata all'allevamento come animale da pelliccia. La sua diffusione sul territorio libero ha creato e crea diversi problemi ambientali tanto che in alcune zone d'Italia la sua cattura è stata incoraggiata con la ricompensa di una taglia.

Questo fatto ci porta alla mente un'altra specie la cui introduzione in un nuovo habitat ha creato diversi problemi negli equilibri e stabilità ambientali. Il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) è un crostaceo, recente abitante dell'area del lago. La sua comparsa in questo territorio sembra dipendere da un maldestro tentativo di allevamento, quando agli inizi degli anni novanta alcuni esemplari riuscirono a fuggire dalle vasche di contenimento, riuscendo in pochi anni a formare una colonia diffusa sull'intero bacino lacustre.

 

I problemi generati da questo crostaceo sono molteplici, andando a incidere sia sulla catena alimentare, che lega la sopravvivenza di diversi organismi uno all'esistenza e disponibilità dell'altro, sia sulla stessa stabilità di tante sponde di fosse o canali scelte come luogo per scavarci le proprie tane. È stato soprannominato il Gambero Killer, anche se, a onor del vero, solo cerca di trascorrere la propria vita così come madre natura, comunemente ad altre migliaia di specie, l'ha informato e istruito.

 

Altro abitante di queste acque è l’argironeta, (Argyroneta aquatica) un ragno presente nell'Europa centrale e settentrionale, dove vive nelle acque stagnanti in un nido subacqueo a forma di campana nel quale intrappola bolle d’aria trasportate sfruttando la peluria del dorso. Riesce così a crearsi  un habitat con riserva d’aria in cui vivere nutrendosi di invertebrati e di avannotti. Si può vedere sulla superficie del lago, ma generalmente vive sott’acqua dove tesse la sua tela, anche ad una profondità di circa venti centimetri. Per queste abitudini è chiamato “ragno palombaro”.

Nelle acque più profonde incontriamo poi l'anodonta (Anodonta woodiana) un mollusco bivalve originario dell'Asia Settentrionale e segnalato nelle acque italiane a partire dal 1990. Vive nel fondo dei canali dove sono stati rinvenuti anche esemplari di 20 centimetri di lunghezza. Questa “cozza” ha il grande merito di essere un efficientissimo filtratore di acque, capace di trattarne anche quaranta litri purificandole da batteri, detriti organici e da altre sostanze inquinanti.


A Massaciuccoli è poi attivo un piccolo museo, il Museo sull’Ecologia della Palude. Inaugurato nel marzo 1998 è ospitato presso il casale di proprietà della stessa Lipu, situato proprio nel porticciolo della frazione. Qui è possibile vedere modelli assai precisi di questi animali, realizzati sia in dimensioni reali sia ingranditi, come nel caso degli insetti e altri invertebrati, inseriti nel particolare ambiente che li ospita al fine di offrire una prima informazione visiva sugli animali presenti nel parco. Prologo di una più completa, e soddisfacente, osservazione diretta.
Testo di Arturo Lini, tratto da "Il lago di Massaciuccoli", A. Lini - A. Pelosini, Caleidoscopio, Massarosa (LU), 2008.