La tela

Celebrata nella storiografia pucciniana – dove la possibilità di cacciare, insieme alla quiete e al silenzio propri dell’ambiente, sono indicate come le principali ragioni che spinsero Giacomo Puccini a scegliere la sua dimora sulle sponde del lago di Massaciuccoli – la caccia, prima di essere quell’attività di svago propria dei tempi moderni, è stata un’attività indispensabile alla soddisfazione delle necessità alimentari dell’uomo, e ha rappresentato, fin quasi ai giorni nostri e almeno in queste nostre zone intorno al lago, anche una forma di reddito, sia attraverso una vendita diretta della cacciagione, sia alimentando attività o commerci a quella pratica connessi.

Caccia nel lago di Massaciuccoli, la tela

Cacciatori sul lago (courtesy of Amerigo Pelosini)

Anche le lussuose residenze nel tempo sulle sue sponde sorte, così come nelle campagne e colline dei territori comunali limitrofi, spesso rispondevano a questo scopo: signorili case di campagna spesso usate, oltre che per lo svago e villeggiatura, anche come luogo di raduno per battute di caccia, qui richiamando e ospitando illustri personaggi appassionati di questa pratica.

Negli anni a noi più vicini la caccia in padule era praticata in diverse forme e maniere. C’erano gli appostamenti fissi, di solito disposti nella parte più centrale del padule, con i suoi capanni nascosti tra le fitte cannelle e circondati dalle tese per richiamare gli acquatici: gli stampi che galleggiando sullo specchio d’acqua, nelle variopinte forme riproducenti le varie specie, attiravano gli uccelli di passaggio fino in prossimità dell’appostamento. Queste sagome, un tempo realizzate con diversi materiali, davano vita ad artigianali e artistiche gallerie, composte di pezzi unici in sughero, legno, giunco; sempre fatti a mano e perciò per un qualche minimo particolare sempre diversi uno dall’altro.

Cacciatori sul lago di Massacciuccoli, la tela

In attesa (courtesy of Amerigo Pelosini)

Oppure si praticava la caccia in barchino, dalla forma allungata e stretta, piatta sul fondo: ideale per navigare canali e stagni scivolando tra le cannucce fino a raggiungere i “segati”.

Un altro tipo di caccia era quello nella botte, dove il cacciatore stava rannicchiato all’interno di questo appostamento galleggiante; cullato dal dondolio dell’acqua aspettava che gli uccelli scendessero agli specchi d’acqua antistanti.

Oltre alla pratica di questi tipi di caccia, esercitata in proprio, era usanza l’assistenza e il supporto ai cacciatori, non certo di professione, allora giunti da altre regioni fino al lago, rinomato per la quantità e varietà di prede, ai quali veniva offerta la disponibilità di barchini, capanni, e di ogni altro strumento utile per poterla praticare.
Giungevano per qualche battuta ordinaria, ma anche in occasione di particolari appuntamenti, tra i quali quello principe era rappresentato da un particolare tipo di caccia: la “tela”. Si svolgeva in un giorno di ottobre e a volte, in presenza di un abbondante ripopolamento, anche nel mese di novembre.
Anche se diversi tipi di uccelli erano compresi in queste battute, quali i moriglioni o le anatre, la vittima principale di questa caccia era la folaga. Animale timido, circospetto, goffo nei movimenti a terra e lenta nel volo quanto ottima nuotatrice tanto da privilegiare questo modo di fuga di fronte ai pericoli: nuotando in branchi o spostandosi per brevi e affannosi voli a fior d’acqua.

Per partecipare alla tela si pagava un biglietto ai proprietari del lago, che erano dal 1887 fino all’epoca moderna i Ginori-Lisci, acquistato dal marchese Carlo insieme ai terreni intorno, già proprietà del conte Eugenio Minutoli Tegrini.
Il giorno convenuto, quando si era stimato sufficiente il numero degli animali presenti, ci si radunava di prima mattina in quattro punti del lago: alla Piaggetta, a Massaciuccoli, a Vecchiano e infine a Torre del Lago, aspettando un segnale, lo scoppio di un mortaretto, che segnava l’inizio della caccia.

cacciatori sui barchini sul lago di Massacciuccoli

Inizio della caccia (courtesy of Amerigo Pelosini)

I barchini, sui quali potevano prendere posto un massimo di due persone, disposti a ventaglio cominciavano a stanare gli animali incalzandoli verso il centro del lago. Quando l’accerchiamento era concluso, pressate da ogni lato, alle folaghe altro non rimaneva che prendere il faticoso volo. Lo facevano insieme, in diverse migliaia, andando quasi a ricoprire il sole: un cielo nero e mobile contro il quale s’abbattevano gli spari dei cacciatori.

Quelle che riuscivano a sorpassare questa linea di fuoco, avvicinatesi alle sponde incontravano una seconda linea di cacciatori che da postamenti fissi le aspettavano. Alcune ferite proseguivano per un breve tratto il volo, altre cercavano scampo nei terreni intorno al lago, nei canali, nei chiari. Qui trovavano altri cacciatori, che non avendo pagato il biglietto attendevano nelle zone limitrofe.

Verso l’interno, nelle aree già agricole, erano le postazioni dei ragazzi a continuare la caccia, inseguendo e finendo quegli animali qui giunti, stanchi o feriti. Infine un altro scoppio di mortaretto annunciava la fine della caccia.
Ne seguiva la festa: per l’abbondanza di cibo, ma anche per il piccolo commercio che ne seguiva.

Così scrive, agli inizi del XX secolo, Pellegrino Artusi sul suo La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene a corona e commento di una sua ricetta, quella delle “Folaghe in umido”:
«Fuori del tempo della cova le folaghe stanno unite in branchi numerosissimi, il che dà luogo a cacce divertenti e micidiali. È assai cognita quella con barchetti, chiamata la “tela”, nelle vicinanze di Pisa sul lago di Massaciuccoli, di proprietà del marchese Ginori-Lisci, che ha luogo diverse volte nell’autunno inoltrato e nell’inverno. Nella caccia del novembre 1903, alla quale presero parte con cento barche cacciatori di ogni parte d’Italia, furono abbattute circa seimila folaghe; così riferirono i giornali»

© I testi e le fotografie, tratti da “Il lago di Massaciuccoli e le terre umide” di A. Lini e A. Pelosini, Caleidoscopio, Massarosa (LU) 2008, sono di proprietà dei rispettivi autori. Qualsiasi riproduzione è vietata, salvo l’uso personale previa citazione dell’autore o diverso accordo.