Il cavatore

Tranne le colline della parte più settentrionale del nostro Comune, dove sorgono le frazioni di Bargecchia, Corsanico, Mommio e Pedona, le altre che giungono fino ai rilievi pisani sono caratterizzate da una lunga catena di deturpazioni, ultima delle quali il percorso autostradale che collegando Lucca a Viareggio - città peraltro già collegate da un analogo percorso autostradale che passa per Migliarino - ha riempito le nostre verdi sponde di una lunga colata di cemento. Basta volgere gli occhi dalla pianura a quelle per vedere l’enorme serpente grigio steso su enormi zanne in cemento a inghiottirsi coltivazioni e bellezze che la natura ci aveva donato e una miope incompetenza amministrativa tolto.


Vecchiano, cava abbandonata

Altre colline, intorno al lago, che ancora portano sul proprio corpo ferite e cicatrici di attività estrattive sono quelle d’Oltreserchio e quelle con queste confinanti del Comune di Massarosa. Ferite ben visibili se guardando dalle rive del lago, come da qualsiasi altro punto della costa o della piana a sud della Versilia, subito saltano agli occhi quelle cave, rosso chiaro tra il verde della vegetazione, ora dismesse, di pietra calcarea che una volta estratta, tra le diverse destinazioni, era trasportata anche agli scali di Massaciuccoli e Pietra a Padule e di là caricata sui barchetti partiva verso la propria meta.

E per seguire quel viaggio ci affidiamo ai ricordi di Gianfranco Quilici che così scrive su I cavagranchi di Maciuccoli, pubblicato nel 2013 a cura di un Comitato sorto in Massaciuccoli in occasione della Festa del Comune di Massarosa. Libro prezioso, non solo per l’accuratezza dei dati riportati ma anche per le tante testimonianze che ci permettono non solo di conoscere ma anche di rivivere avvenimenti e fatti narrati:«(...) L’impiego dei materiali prodotti, ghiaia, pietrame e grandi massi da scogliera, avveniva con forniture cospicue alle FF.SS. per massicciate ferroviarie, al Demanio Aeronautico, alle amministrazioni comunali per la manutenzione delle strade, alle imprese edili per muratura, al Genio Civile per moli flangiflutti, scogliere e dighe foranee. Ancora...dagli scali di Massaciuccoli Porto e Pietra a Padule partivano con i navicelli da 6 tonnellate (...) i ciclopici massi destinati al 'ripascimento', strana terminologia burocratica, dei moli e della diga foranea del Porto di Viareggio».


Squadra di cavatori al Monte Niquila

I navicelli, della lunghezza di circa 14 metri, conosciuti anche come barchetti, erano condotti da due uomini che provvedevano al carico e allo scarico dei massi. Si muovevano a vela, oppure spinti con la stanga ma anche, con una banchina vicina e percorribile, ad alzaia, cioè trainati a spalla con una robusta corda. L’attività estrattiva era apportatrice di molti posti di lavoro e quindi di una certa linfa economica per il territorio, come ben documentano diverse foto delle squadre di cavatori sempre composte di alcune decine di unità. Iniziata nel primo dopoguerra, si è poi conclusa con la progressiva chiusura delle cave, fino a quelle di Vecchiano, le ultime rimaste in attività, avvenuta negli anni Ottanta.

Da "Il lago di Massaciuccoli e le terre umide", testi di Arturo Lini, fotografie di Amerigo Pelosini, Caleidoscopio editore, Massarosa (LU), 2008. Vietata ogni riproduzione, distribuzione o altro uso dell'intero testo o sue parti, salvo il diritto di citazione. Foto storiche tratte da I Cavagranchi di Maciuccoli, Colorè, Lucca, 2013